“Usiamo la coscienza perchè non succeda più”: l’appello nella cerimonia del giorno della Memoria a Varese

L’evento, organizzato dalla Prefettura di Varese in collaborazione con Comune, Provincia, Università dell’Insubria, Ufficio scolastico territoriale, Anpi Provinciale e l’Associazione Nazionale ex deportati nei campi nazisti, si è tenuto in salone Estense

Una giornata per far si che non succeda più: quella del giorno della Memoria – che si celebra ogni anno il 27 gennaio ma la cui cerimonia istituzionale a Varese è stato anticipata quest’anno al 26 per consentire alle scolaresche di partecipare – non è stata la semplice rievocazione di un avvenimento storico. E per questo nel corso della partecipata cerimonia i ragazzi dell’ ISIS Newton, che con il coro formato da studenti dell’Isis Newton e del Casula-Daverio, hanno animato la mattinata con scritti e canti, hanno letto il testo che  promulgava le leggi razziali in Italia.

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«A questo proposito Liliana Segre ha sottolineato come tutti parlino di quel giorno nel 1938 in cui sono state promulgate “leggi razziali” ma in realtà si tratta di “leggi razziste”” – ha sottolineato il professor Fabio Minazzi, intervenuto per l’Università dell’Insubria –  Lei ha ragione, perchè usare la terminologia fascista per definire quelle leggi vuol dire continuare a dare un valore anche linguistico a quella logica. Eistein scrisse, nel modulo che gli chiedeva a quale razza appartenesse, che era di  “Razza umana”, ed è questa l’unica risposta corretta, che va al di là della logica settecentesca da cui sono nate le idee di Hitler».

Una risposta che sembra semplice da dare, ma che in anni come quelli che si ricordano aveva bisogno di una grande dose di coraggio: «Io mi domando sempre se fossi stato il provveditore agli studi dell’epoca, che cosa avrei fatto? la mia coscienza cosa mi avrebbe detto?  – si è chiesto così  il dirigente scolastico territoriale di Varese Giuseppe Carcano – D’altronde la storia è maestra di vita e questi brutti episodi ci devono insegnare ad usare la coscienza quando ci poniamo di fronte a certe scelte».

Ed è “coscienza” la parola che più smuove i cuori in questa giornata: «Mi ha molto colpito la riflessione del professore dell’Insubria che ci ha invitati a considerare l’importanza della nostra coscienza di fronte ai soprusi, alle dittature, agli imperativi che arrivano dalle circostanze, dalle istituzioni, dal mondo che ci circonda – ha commentato il prefetto Salvatore Pasquariello – Alla base di ogni scelta c’è sempre la coscienza. Una coscienza però che dobbiamo formare fin da quando siamo ragazzi: da qui l’insegnamento che viene anche ai giovani studenti presenti questa mattina, i quali ci hanno anche aiutato a riflettere su questo concetto»

MEDAGLIE ALLA MEMORIA E PIETRE D’INCIAMPO, IL RICORDO DI UN SACRIFICIO

La cerimonia ha previsto la consegna di cinque medaglie d’onore, concesse ai cittadini italiani militari e civili deportati e internati nei lager nazisti e ai familiari dei deceduti. Medaglie quest’anno assegnate interamente alla memoria, e consegnate ai parenti di Benvenuto Pulisci, Giovanni Garavaglia, Domenico Cervai, Carlo Carcano e Sebastiano Bianco.

In particolare, la medaglia d’onore alla memoria di Sebastiano Bianco, militare, internato a Stalag dall’8 settembre 1943 all’1 aprile 1945, è stata ritirata dal fratello Mario Bianco; la Medaglia d’onore alla memoria di Carlo Carcano, militare, internato a Oberdorf dal 29 settembre 1943 all’1 aprile 1945, è stata ritirata dai nipoti Elisa Carcano, Emanuele
Carcano e Roberta Montalbetti; la Medaglia d’onore alla memoria di Domenico Cervai, militare, internato in Germania
dall’8 settembre 1943 al 6 ottobre 1943, è stato ritirato dalle nipoti Angela Cervai e Franca Cervai; la Medaglia d’onore alla memoria di Giovanni Garavaglia, militare, internato a Stalag dal 14 settembre 1943 all’1 aprile 1945, è stata ritirata dal figlio Domenico Garavaglia; Medaglia d’onore alla memoria di Benvenuto Pulisci, militare, internato a Stammlager dal 9 settembre 1943 al 26 agosto 1945, ritira la figlia Marisa Pulisci.

Ester De Tomasi, presidente dell’Anpi provinciale, ha poi presentato le nuove pietre d’inciampo in arrivo nel Varesotto, che saranno posizionate nei comuni di Duno, Lonate Pozzolo e Viggiù, per ricordare rispettivamente Giuseppe Alfredo Damia, deportato a Breslau e assassinato nel 1945 a 22 anni; Annunciato Crivelli, deportato a Mauthausen e assassinato nel 1945 a 21 anni; Giovanni Cassani, assassinato nel 1945 a Gusen a 39 anni. «Chiunque vorrà far cadere nell’olio il sacrificio di questi uomini commetterà una colpa  – ha detto la presidente di Anpi provinciale – È necessario che la memoria di un passato di violenza e odio fratricida non venga mai meno. Un passato dove uomini, donne, bambini inermi e vilipesi sono stati mandati nei campi di sterminio e assassinati. La memoria deve rimanere viva, specialmente nelle nuove generazioni: non finirò mai di raccontare agli studenti e a chi mi vuole ascoltare, le sofferenze inenarrabili patite dai deportati di qualsiasi categoria, politici, ebrei omosessuali, religiosi e ogni volta che racconto mi commuovo. Fatelo anche voi».

De Tomasi ha annunciato inoltre che Anpi provinciale ha già commissionato altre 10 pietre di inciampo, che andranno a Venegono e Vergiate: quattro di loro riguardano bambini, due famiglie sono state infatti sterminate. «Ogni pietra posata racconta la storia di uno di loro, uno sguardo che si poserà su quel blocchetto ricoperto da una lamina di ottone ne rinnoverà nel tempo la memoria. Ne poseremo tante e tante ancora nella nostra provincia, li ricorderemo tutti, non permetteremo che su di loro cada l’oblio».

UN EVENTO PARTECIPATO E COMMOSSO, ANCHE DA PARTE DELLE AUTORITÀ

L’evento, organizzato dalla Prefettura di Varese in collaborazione con Comune, Provincia, Università dell’Insubria, Ufficio scolastico territoriale, Anpi Provinciale e l’Associazione Nazionale ex deportati nei campi nazisti, si è tenuto in salone Estense. Presenti, tra gli altri,  il prefetto Salvatore Pasquariello, i vertici delle forze dell’ordine, il senatore Alessandro Alfieri, il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, il presidente della Provincia di Varese Marco Magrini e il sindaco Davide Galimberti.

«Questa è un’occasione per ricordare, ma anche per rendere attuale questa giornata – ha detto il sindaco Davide Galimberti –  In un momento in cui proliferano in tutto il mondo le guerre, il messaggio di pace è generalizzato. Ed è importante la presenza dei giovani, che portano un messaggio di pace solida».

«Dobbiamo ricordare per non essere costretti a rivivere – ha sottolineato il senatore Alessandro Alfieri –  Ha fatto bene il sindaco a richiamare come violenza e discriminazione siano insite nella nostra società. Oggi è un’occasione per impegnarci nel presente, non è solo un ricordo, ma l’impegno per la pace».

«Perchè questo è il giorno della memoria? – si domanda invece il sottosegretario alla presidenza della regione Lombardia, Raffaele Cattaneo – Il ricordo fissa un evento nel passato che rimane nel passato. La memoria parla di un avvenimento passato ma che ci deve dire qualcosa nel presente. Quello che è accaduto ha qualcosa da dirci anche ora».

«I fatti alle croci di San Martino e a Saltrio, ci ricordano che questa memoria viene anche sfregiata, in questi tempi – ha voluto infine sottolineare Marco Magrini, presidente della Provincia di Varese –  Anche per questo è doveroso da parte nostra ricordare. A Masciago Pprimo, nel mio piccolo comune di 300 anime, metteremo una targa domani con una frase di Levi: ‘Se comprendere è impossibile, ricordare è necessario’».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Gennaio 2024
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